
A soli 38 anni il nostro ex Pivot: Rogerio Rocha Da Silva e' prematuramente scomparso mentre si trovava per gli ultimi giorni di riposo in Brasile. Il Futsal perde un grande campione e la nostra societa' perde un grande uomo e amico. Ricorderemo per sempre le qualità che ti hanno contraddistinto nella tua vita fuori e dentro il rettangolo di gioco. Il Gol in Gara4 della finale scudetto su calcio di rigore che ci ha regalato il primo storico tricolore restera' nelle nostre menti e nei cuori di tutti quelli che ti volevano bene e ti stimavano.
L'ASD Pescara nella persona del Presidente Danilo Iannascoli e' vicina alla famiglia del N9 di San Paolo e comunica di aver sospeso gli allenamenti della prima squadra in segno di Rispetto.
Riposa in pace Negao.
Ti vogliamo bene .
11
giugno 2015, gara 4 di finale scudetto, Rogerio Rocha da Silva s’incammina
verso il dischetto. I pochi secondi che separano il Pescara dalla gloria, per
noi comuni mortali, assumono il peso di un tempo interminabile, sono fotogrammi
al rallenty imprigionati nella follia di un’assurda routine. L’ansia terribile
e incontrollata di vedere sfumare tutto il lavoro di un anno in un atto avulso
dalla battaglia senza respiro che si è combattuta sul campo, ha ormai preso il
sopravvento e domina la scena. La paura accompagna anche i guerrieri più consumati,
nessuno di loro ne è immune. Si
racconta che persino Alessandro Magno, il più indomito dei condottieri, alla
vigilia delle battaglie innalzasse sacrifici a Fobos, figlio di Marte e dio
della paura. La tensione è alle stelle, confondendo la mente di tutti, tranne
fortunatamente quella di Negao che sembra quasi sfrontato nella sua apparente
indifferenza. Il suo corpo statuario è decontratto, i suoi gesti sono naturali,
spontanei: piazza la palla sul dischetto, si defila leggermente sulla destra
per calciare di sinistro, caracolla in una rincorsa sciolta e infine batte di
piatto. Timm è un gigante, la porta è piccola, ancor più piccola del solito … maledizione.
Ma questa volta il portiere del Kaos non ha scampo, battezza lil lato alla sua
sinistra, immaginando una botta ad incrociare ed invece è ingannato sino quasi
alla beffa. La palla calciata con infinita dolcezza s’infila nell’angolo alto
alla sua destra. Timm è spiazzato, il Kaos è battuto. Sono le 22.19 ed è scoccata
dal sinistro di Rogerio l’ora del trionfo, il Pescara per la prima volta nella
sua storia è Campione d’Italia.
23
agosto 2017, qualcuno, non ricordo chi, eppure sono passate solo poche ore, m’informa
che l’eroe di quel giorno è morto, colto da improvvisa e inesorabile
apoplessia, mentre trascorreva gli ultimi giorni di vacanza nella sua San Paolo.
La prima reazione consiste nell’incredulità, la seconda nello sconforto. Noi
umani rifuggiamo l’idea della morte sino al momento in cui ci sfiora e ne
avvertiamo l’alito acre e immondo ma di certo siamo ancor più fortemente
colpiti, quando ad andarsene, improvvisamente, è un atleta. Inconcepibile sino
alla follia è per noi il mistero dell’incoerente accompagnarsi dell’esuberanza
fisica e della sua insospettabile fragilità. Nella morte di Rogerio questa
incoerenza si esalta ed è per questo che ancora più assurda e ingiusta ci
appare la sua scomparsa. Ci vorrà tempo, molto tempo, per lenire questo dolore,
per sanare questa ferita e farsene una ragione, come si usa dire in un
linguaggio ordinario ma in questo caso incisivo. Fino ad allora ci porteranno
conforto le immagini della memoria, che ci legano a quest’uomo semplice,
gentile e generoso, e insieme a loro quelle parole di Seneca, che recitano: “Mai
può dirsi infelice colui al quale è facile morire”.
Noi
che abbiamo conosciuto Rogerio siamo grati a Dio che ce lo ha fatto amare.
Addio Negao, crediamo perché assurdo.
DELFINI
COMMUNICATION AND PRESS OFFICE
Massimo
Renella
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