Roma -Empoli sembrava una gara scontata (nel risultato si ma nel gioco non tanto) e in molti hanno pronosticato la vittoria giallorossa. Soltanto Pier Santo Gallo ha indovinato tutto. Ecco l'intervista premio
Come mai hai pronosticato il 2-0 Roma con marcatore Dzeko?"Beh,
vista la superiorità tecnica della Roma al cospetto di un Empoli che si
sta salvando solo perché sotto ci sono squadre “meno attrezzate”,
immaginavo una vittoria dei giallorossi, ma non con una goleada, sia
perché già all’andata Totti e soci avevano avuto tante difficoltà contro
la formazione toscana (che segna poco e subisce altrettanto poco, a
parte in qualche match), sia perché si trattava di una gara che arrivava
dopo la sosta per le Nazionali, di quelle che riservano spesso qualche
sorpresa o vedono le squadre favorite, ricompattatesi a pochi giorni
dalla gara dopo gli impegni delle Nazionali, faticare più del previsto
contro avversarie che invece hanno avuto due settimane piene per
preparare nei dettagli il match.
Così ho optato per quello che nel calcio è definito il “classico”
risultato, scegliendo come marcatore quello che in questa stagione è
diventato un vero e proprio Re Mida dell’area di rigore, capace di
sfruttare le giocate dei compagni più tecnici che gli gravitano ai lati e
dietro e ovviamente, vista la sua stazza, i calci da fermo. L’uomo
ideale, insomma, per sbloccare una partita contro una “piccola” come
l’Empoli, infatti il primo gol è giunto sugli sviluppi di un calcio
d’angolo, il secondo con una “zampata” da predatore d’area su assist di
Salah."
A proposito di Dzeko, cosa è successo al bomber visto che lo scorso anno segnò meno della metà dei gol fatti fino a ora?
"Penso che l’anno scorso Dzeko si sia trovato catapultato in un
campionato, quello italiano, dove a regnare è soprattutto la tattica, e
dunque completamente diverso rispetto a quello inglese, in un ambiente
in cui giocarci è difficile per chiunque e in una situazione particolare
come quella interna alla Roma, con Rudi Garcia che dopo i due anni da
“zeru tituli” aveva fatto il suo tempo e con il cambio di allenatore a
stagione in corso non del tutto metabolizzato.
Ora Dzeko si è calato alla perfezione nella nostra Serie A e nel gioco
di Spalletti che, come ho accennato prima, gli permette di esaltare le
sue doti grazie anche alla tanta qualità da cui è circondato.
Poi, ultimo ma non ultimo, ho letto che il giocatore ha lavorato molto
su se stesso dalla scorsa estate, seguendo una nuova dieta e avvalendosi
di un mental coach che gli ha permesso di superare quel blocco mentale
che lo ha palesemente accompagnato nel corso della passata stagione, di
cui il clamoroso gol sbagliato a due passi dalla porta vuota contro il
Palermo è stato l’emblema"
Parliamo un po di te. Che squadra tifi e perchè?"Tifo
Juve perché quando ero ancora neonato mio zio Pietro che ora non c’è
più ha messo sopra le coperte della mia culla una maglia della Vecchia
Signora e da lì non l’ho mai abbandonata, anche in serie B. E poi per la
frase che è scritta sulle maglie da gara “fino alla fine”, che è
significativa non solo in un campo di gioco, senza dimenticare quella
celebre di Giampiero Boniperti “alla Juventus vincere non è importante, è
l’unica cosa che conta”, indicativa della mentalità Juve, quella di
giocare sempre per vincere e per alzare al cielo un trofeo a maggio."
Cosa ricordi con particolare piacere, e cosa vorresti eliminare, parlando da tifoso?"Sarò
scontato ma lo Scudetto del 2011/2012 è stata l’emozione che ricordo
con più piacere, viste la grinta e la fame che quella squadra metteva in
campo in ogni partita andando al di là dei propri limiti e vincendo un
campionato incredibile da imbattuta, soprattutto dopo gli anni bui post
Calciopoli in cui ci sono stati tanti giocatori e allenatori inadeguati
dal punto di vista tecnico e della mentalità rispettivamente per
indossare la maglia e sedere sulla panchina della Juve. Credo comunque
che l’emozione più bella debba ancora arrivare...
Ciò che vorrei eliminare? Beh, l’ammonizione di Nedved in Juve-Real del
2003, perché penso che quella finale di Champions, persa col Milan
soprattutto perché approcciata in maniera sbagliata, con in campo la
grinta, il carisma e la classe di quello che sarebbe diventato Pallone
d’Oro, la squadra di Lippi avrebbe avuto più possibilità di vincerla. E
poi quella gara di ritorno di semifinale dell’Europa League 2013/2014
con il Benfica. Una partita e una competizione che la Juve aveva tutte
le carte in regola per vincere, se ci avesse messo la stessa fame che le
ha permesso di fare 102 punti in campionato e con una gestione più
oculata delle forze da parte di Conte nella gara di campionato col
Sassuolo, che ha preceduto quella contro i lusitani."
Baldo D'Angelo
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