Il
 freddo kazako ha congelato emozioni e ricordi di una esperienza senza 
precedenti. Un viaggio lungo, in
 terre difficilmente immaginabili per la città di Rieti, e le porte 
spalancate di un sogno grande come Almaty, metropoli con oltre due 
milioni di abitanti. Ogni viaggio lascia ricordi, belli e brutti, 
aspettative più o meno disattese, fa scattare nuove domande,
 unisce, divide, ricompone, rielabora, ed elargisce lezione dalle quali 
bisogna saper trarre i giusti insegnamenti. Questo è un tassello 
necessario per dare i giusti contorni e comprendere meglio ciò che è 
stato fatto, ma soprattutto cosa servirà in futuro.
 “Divanei ad un minuto e quarantasei dal termine”. Avremo per lungo 
tempo in testa questa frase, cioè quanto ha separato il Real Rieti dalla
 Final Four di Uefa Futsal Cup. Rimpianto enorme di un gelido giovedi 
kazako, un giovedi in cui certezze che sembravano
 smarrite, si sono materializzate in una maglietta bianca capace di 
spaventare settemila spettatori ed una squadra capace di trionfare nella
 Uefa due volte negli ultimi quattro anni. Le vittorie su Nikars Riga e 
Feniks sono due pagine (comunque belle, bellissime),
 di un copione che sembrava già scritto, quello di una speranza presto 
disillusa di raggiungere un traguardo che si è interrotto con “Divanei 
ad un minuto e quarantasei dal termine”. Gol su tiro libero subito quasi
 al termine di una partita gagliarda, per poi
 guardarsi negli occhi, subito dopo, e trovare negli sguardi, 
immediatamente dopo, un pizzico di rabbia e la stessa consapevolezza : 
“ci porteremo dietro questo rimpianto”. Questo, forse solo questo, 
ammesso che sia di poco conto, ma c’è sempre un prezzo da
 pagare quando commetti un errore, anche se a volte pesa più di altri. 
Nello stesso, gelido, inverno in cui l’avventura kazaka era iniziata, 
improvvisamente svanisce, lasciando tutto alle spalle, o forse no. No, 
forse non tutto, perchè l’orgoglio amarantoceleste
 ha saputo emergere, si è ritrovata, per un attimo, la strada di casa. 
Quella stessa strada intrapresa verso traguardi e successi che anni fa 
sembravano irragiungibili, costruiti con lavoro, ardore, sacrificio, e 
che nessuno ci potrà mai togliere. Bisognerà,
 un domani, ripensare a tutto questo con grande orgoglio, consapevoli di
 ritrovare li, congelato, sempre quel rimpianto. Che ci serva da lezione
 allora, che sia di buon auspicio per ritrovare definitivamente la 
strada giusta, per fare in modo che non sia solo
 un “episodio”, un colpo di fortuna, ma la dimostrazione che cuore, 
voglia, grinta e applicazione, credere in ciò che si fa ogni giorno e 
volerlo dimostrare in campo, sono la ricetta giusta ed imprescindibile 
per ripartire, affinchè un giorno si possa ripensare
 a “Divanei ad un minuto e quarantasei dal termine”, con un sorriso 
sulle labbra ed un filo di amarezza, ma con il cuore e la testa pieni di
 altri successi, frutto di epiloghi differenti e costruiti su umiltà e 
consapevolezze. Quelle che ora dovranno essere
 ritrovare in campionato, con quattro finali che ci diranno tanto sia (e
 soprattutto) in chiave Final Eight, sia se Almaty e ciò che ha 
rappresentato abbia davvero dato le coordinate per ritrovare la strada 
di casa. Il sesto posto (classifiche alla mano), in
 Europa potrebbe è un vanto da scrivere in maiuscolo negli annali di 
questo club e di questa città, a patto che questo, per tutti, smetta di 
essere solo “calcetto”. Perchè il Real Rieti e ciò che è diventato, è 
sicuramente qualcosa di più. Negarlo è folle.
MATTIA ESPOSITO
MATTIA ESPOSITO
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