RUBRICA "GINOSAFUORISEDE" - Michele Perniola e il tennis. Come approcciarsi a questo fantastico sport

 Inauguriamo oggi questa nuova rubrica e iniziamo con Michele Perniola, chinesiologo che si occupa di tennis e non solo. Capiamo meglio di cosa si occupa e come .


Michele parlaci un po’ del tuo lavoro, di cosa ti occupi e come organizzi le tue sessioni.

Ciao a tutti, sono Michele Perniola, sono un chinesiologo dello sport (ti giuro che non è una parolaccia), sono un laureato magistrale in “scienze e tecniche dello sport” e sono un preparatore atletico nell’ambito del tennis riconosciuto dalla federazione. 

Di cosa mi occupo? Bella domanda, in parole spicciole e senza fare lunghi discorsi, mi occupo della programmazione atletica a lungo termine di uno sport come il tennis e il paddle (ultima hit di questo decennio), che vede anche molti ex calciatori affacciarsi.

Solitamente, essendo uno sport individuale, la mia programmazione segue sempre la suddivisione in mesocicli, macrocicli, microcicli e seduta di allenamento, però ogni atleta ha le sue qualità fisiologiche e biologiche e spesso andare ad allenare gente che ha una determinata classifica (non vi dico i primi 100 al mondo, ma coloro che vogliono arrivare nei primi 100) è dura.

Poi un singolo match tennistico può durare un’ora come 40 minuti, e il modello prestativo sta evolvendo verso una direzione di più colpi esplosivi (quindi più impegno neuro-muscolare) e più discese a rete, che in 4 massimo 6 colpi devono dare il punto. Quindi come dicono i nostri cugini “scienziati-sportivi” anglosassoni, si gioca sul condizionamento della forza (strength conditioning), e non dimentichiamoci che i muscoli forti sono quelli che non tendono ad infortunarsi.

In sintesi, ogni atleta ha un suo programma e nel tennis molti aspetti vanno curati in campo (come il “footwork o tecnica degli spostamenti”) ed in sala attrezzi o luoghi affini. Molta preparazione va fatta con racchetta per emulare appunto una condizione di gara e per una serie di implicazioni sviluppate precedentemente. Adesso si sta sempre più puntando la preparazione sul “decision making” (presa di decisione) e sul lavoro reattivo (ossia processi a livello del sistema nervoso centrale nell’ordine dei millisecondi) e non di minor importanza sulla biomeccanica del gesto motorio con la relativa match analysis (un’altra branca della mia laurea).

Il tennis è uno sport mondiale. Come si approcciano i ragazzi a questa disciplina?

Vi dico già in partenza che non è il colpire una semplice palla (involontariamente il tennis è anche uno sport di contatto atipico, racchetta-palla, lasciatemelo passare), molti sono spinti dalla curiosità, molti sono spinti dagli amici.

Alla base di ogni scelta c’è sempre un obiettivo. C’è chi fa tennis perché vuole essere il top e di conseguenza applico i miei studi, e c’è chi lo fa per un momento ludico per staccare dallo stress odierno. Ma che sia di grandi o piccole dimensioni, una palla diverte e cattura una grossa fetta di soggetti, poi sta a noi educatori coinvolgerli e renderli partecipi di ogni didattica. Credo che lo sport ha una moltitudine di funzioni ed il tennis sta aprendo i miei orizzonti culturali e di studio.


Dai più piccoli agli adulti. Come cambiano i metodi di allenamento?

Da Pieget a Vygotskij e da innumerevoli studi, bisogna sempre assecondare lo sviluppo cognitivo e motorio del fanciullo o dell’adulto. La metodologia che si adopera in tenera età è la pratica deliberata dello sport, ossia poche regole, delimitazione degli spazi e più gioco (esempio tipico: prendi la pallina con una mano, lasciala cadere e poi la colpisci o con la racchetta o con l’altra mano). Bisogna rispettare le fasi sensibili delle capacità coordinative, cosicché da costruire i presupposti motori per poter esprimere le varie capacità e abilità motorie (termini che confondono tutti, ma che hanno significati decisamente diversi) e magari spingere questi fanciulli al professionismo, ci spero. Ovviamente in ambito degli adulti si abbandona il fine pedagogico dello sport per poi catapultarsi nella scienza del movimento e della performance.

Cosa vorresti consigliare a un bambino che vorrebbe giocare a tennis?

Cosa dovrei sconsigliare ad un genitore piuttosto. Consiglio ai più piccoli di fare tantissime esperienze motorie col fine di divertirsi e sentirsi auto-efficaci (sentirsi capaci di) in quel che fanno. Non c’è cosa migliore di un sorriso di un bambino.

Attività motoria in genere. Come si può eliminare la sedentarietà di molti giovani?

Vanno ampliate campagne di sensibilizzazione sotto ogni fronte, dalla scuola fino alla famiglia.

Rimane una piaga al sud, ma adesso anche qui nel nord secondo alcune statistiche ISTAT, c’è un alto tasso di sedentarietà che comporta a lungo andare alcune patologie metaboliche. Ma di questo ne parleremo prossimamente.


Grazie Michele, al prossimo intervento

Potete seguire i suoi metodi anche su instagram  michele_perniola_92

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