Un connubio proficuo, nel segno del calcio a 5 “totale”.
Dieci giorni intensi per il gruppo di tecnici e atleti dell’Orange Futsal, che
hanno potuto confrontarsi con un binomio conosciuto a livello mondiale, quello
composto dagli spagnoli Miki, già allenatore in Italia, a Rieti, tre stagioni
fa, e Manolo, esperto di statistiche in possesso di un Master FIFA in Scouting.
A partire dal 14 settembre, e sino al 24, i due iberici hanno seguito da vicino
il mondo nero-arancio, confrontandosi col team tecnico e lavorando con esso per
dare a tutto il settore giovanile, a partire dalla scuola calcio sino all’Under
21, un “imprinting” che rappresenterà la linea guida da seguire per gli
allenatori. Mattina dedicata al confronto coi mister, attraverso video e
situazioni di gioco, pomeriggio in campo, con i ragazzi astigiani, attraverso
movimenti in campo supportati da fasi di “tape”.
A raccontarci come è nata la collaborazione
Orange Futsal-Miki e Manolo è Sinisa Milosevic, prima capitano, ora dirigente e
allenatore dei piemontesi: «Ci siamo conosciuti quasi per caso, quando ho
accompagnato i nostri Allievi a Milano, dove si allena il Kick Off di serie A
di calcio a 5 femminile, per partecipare a uno stage, con esercitazioni in
campo, dove erano presenti Miki, Venanzio, allenatore della Spagna, Andres Sanz
dell’Atletico Madrid femminile, e De Dios, selezionatore del Guatemala. Il
nostro obiettivo era ed è quello di dare ai nostri tesserati la massima
professionalità e tutti i mezzi possibili per crescere come atleti, da qui
abbiamo deciso di strutturare questo stage formativo, scegliendo il periodo più
adatto». «In pochi giorni ci siamo confrontati su una miriade di concetti, che
serviranno a noi tecnici per tutto l’anno. Il calcio a 5 spagnolo è certamente
più evoluto – prosegue Milosevic – Miki e Manolo sono specializzati sul gioco
4-0 (senza pivot puro, ndr) e a noi intrigava sviluppare questa tattica, ma non
abbiamo solo parlato di questo ovviamente. La loro formula è quella di un
approccio progressivo e spiegato in modo molto semplice».
Che immagine hanno del calcio a 5 italiano i due esperti
iberici? «La differenza grossa tra la nostra idea di futsal e quella italiana –
esordisce Miki – è la mentalità. Manolo ed io cerchiamo di un’idea di gioco
offensivo, un approccio verso la qualità, in Italia spesso conta il risultato.
Se una squadra vince, poi si chiude in difesa. Il Barcellona, se segna, cerca
di fare altri gol. I ragazzi devono avere come primo scopo quello di produrre
un buon futsal, e sono certo che, anche forse dopo qualche sconfitta, i
risultati arrivino». «L’Asti è conosciuto come la migliore società in Italia –
prosegue l’ex Rieti – Ha organizzazione, professionalità e serietà. Il calcio a
5 mondiale non sta certo vivendo un periodo florido, ormai i paesi “emergenti”
sono gli unici in crescita, tuttavia se in Spagna ci sono molti talenti iberici
nelle prime squadre, in Italia spesso il settore giovanile viene poco
valorizzato». «Il traguardo ideale di un club – esordisce Manolo – è quello di
valorizzare i propri tesserati, dando loro metodologia per raggiungere,
crescendo, un alto valore competitivo. Dalla scuola calcio, sino all’Under 21,
per poi avere come traguardo quello di giocare in prima squadra».
Ad accompagnare in visita alla sede del nostro giornale Miki
e Manolo c’era anche il direttore generale nero-arancio Marco Caccialupi: «La
collaborazione con due firma prestigiose del futsal mondiale nasce dalla
volontà di instaurare all’interno del nostro sodalizio una metodologia orange,
attraverso la quale formare i nostri calciatori», dice il dirigente.
La domanda è d’obbligo: quanto è distante il modo di vedere
il calcio a 5 dei due iberici da quello dei mister piemontesi? «Tutto ciò che
noi abbiamo insegnato ai ragazzi è sempre stato frutto dell’esperienza maturata
sul campo con altri allenatori – aggiunge Milosevic – Il loro approccio a
un’idea precisa di base del calcio a 5 è fenomenale, basti pensare che con
palla in mano al portiere abbiamo sviscerato 35 possibilità di gioco (…«ma solo
sei movimenti di coppia»…Manolo dixit). Questi dieci giorni sono il primo
grande passo per dare a tutto il nostro movimento un’idea di base di
apprendimento che non deve essere modificata». «Ci sono tante possibilità di
gioco, 4-0, 3-1, 2-2, ma il punto di partenza dev’essere ben chiaro e
inderogabile. Ho visto tante squadre con armonia e coesione vincere senza un
campionissimo, è molto difficile invece primeggiare solo grazie alla classe di
un singolo»: questo è Manolo, ma è anche il Miki-pensiero, questo è il “futsal totale”.
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